Daniele all’età di 42 anni si considerava un uomo felice a tutti gli effetti. Aveva un ottimo lavoro, che gli permetteva di togliersi tanti sfizi: auto, macchine, orologi costosi. Poco importava che non fosse esattamente il suo sogno. È ovvio che nessun bambino sognerebbe mai di diventare un consulente finanziario, ma non tutti riescono a diventare astronauta o calciatore!
Aveva un bellissimo appartamento in centro a Milano, con mobili di design e grandi vetrate. Sì, non era esattamente la grande villa in campagna che aveva sempre sognato ma cosa ci poteva fare? Con gli orari che faceva in ufficio non poteva permettersi di vivere troppo lontano dal centro.
Daniele era uno scapolo incallito: tutte cadevano ai suoi piedi e decideva sempre e solo lui quando andare a dormire da solo. Poi una donna sarebbe stata troppo complessa da gestire con le mille attenzioni che richiedeva. Erano passati già tre anni da quando Paola se n’era andata e lui non era neanche lì perché aveva una call importante con dei finanziatori da Tokyo e non si poteva farli aspettare.
Era proprio un bell’uomo con il suo fisico asciutto e scolpito al punto giusto. Tante ore di palestra e diete rigorose davano i loro frutti. Ma che bello sarebbe stato potersi concedere un hamburger doppio con patatine ogni sera.
Ma Daniele era felice.
Però un giorno successe qualcosa. Mentre tornava a casa dopo una lunga giornata di lavoro incontrò un anziano senzatetto che stava parlando tra sé. Senza volerlo Daniele si ritrovò ad ascoltare le parole dell’uomo e si stupì quando capì che l’uomo stava ringraziando per la sua giornata.
Daniele accelerò il passo e, una volta a casa, non riusciva a scrollarsi di dosso quella strana sensazione. Una domanda gli frullava nella mente: “Ma io sono mai stato grato?”.
Quella notte ripensò a tutta la sua vita: ai sogni messi da parte per essere l’uomo che tutti si aspettavano, alla sua relazione con quella che poteva essere la donna della sua vita ma che lui non aveva mai saputo apprezzare, alle piccole gioie delle quali non aveva mai saputo fare tesoro.
Il giorno dopo avvisò che sarebbe arrivato tardi in ufficio. Allora decise di farsi realizzare una fedina che all’interno recitava una semplice parola “GRATITUDE”. Da quel momento non l’avrebbe mai tolta.
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